mercoledì 10 febbraio 2010

cinema e amore interraziale

Mutatis mutandis : dai tempi di “indovina chi viene a cena” di Kramer ad oggi l’amore interraziale raccontato nei film è la trasposizione in chiave cinematografica della società in tema di integrazione. Correva l’anno 1967 quando Stanley Kramer accendeva i riflettori sul razzismo puritano raccontando la storia di una ragazza bianca e liberale che sposa un medico di colore lasciando sgomenti i genitori “progressisti” . Il loro amore incontrerà le resistenze anche del padre dello stesso medico, timoroso delle conseguenze sociali del matrimonio ; celeberrima la frase del figlio al padre “tu ti consideri ancora un uomo di colore, mentre io mi considero un uomo.”
Nonostante il lieto fine di impronta hooliwoodiana, un film epocale e significativo. Il protagonista di colore è comunque un medico affermato con mille titoli accademici. Borghesi che si integrano con borghesi , come avverrà dieci anni più tardi con la nota sit com i Jefferson. Protagonista è George, che da una piccola lavanderia ai Queens diventa proprietario di una catena di lavanderie a secco di successo e si trasferisce nei quartieri alti di New York. Attraverso gags
e situazioni esilaranti emerge il razzismo strisciante dell’alta borghesia americana , alla quale George risponde con altrettanta intolleranza verso i bianchi, soprattutto verso il suo vicino Tom Willis che ha sposato una donna nera.
A riportare i neri nei ghetti ci ripenseranno più tardi una sequela di film fintamente inneggianti alla tolleranza, operazioni di marketing che cavalcano l’onda della moda dell’hip hop; tra questi primeggia campione d’incassi in America, “Save the last dance” edulcorata e prevedibile storia d’amore tra una ballerina classica diafana e un ragazzo di colore caricaturale,dalla parolaccia facile e l’andatura dondolante (scontato il richiamo a “West Side Story” , con l’amore tra Maria portoricana e Tony americano nell’Upper West Side). Il successo di questo dance movie tra i teen ager ( ha sbancato i botteghini di tutto il mondo) preoccupa : è specchio di una società vuota e volgarotta , imprigionata in una globalizzazione di facciata.
Ogni storia d’amore è l’incontro tra due mondi. Quando i due mondi differiscono per cultura, lingua, tradizioni s’innesca in molti la paura dell’ibridazione e la perdita della propria identità. Nel film Radio Days di Woody Allen una signora è colta addirittura da infarto per avere sbirciato dalla finestra un bacio tra la sua vicina di casa e un nigeriano.
E l’Italia come si proietta verso la multiculturizzazione ? Una traiettoria cinematografica evidenzia 50 anni di amori ad ostacoli. Una riflessione ampia e articolata c’è fornita dal film di Lattuada del 1948 “Senza pietà” ,sceneggiatura felliniana e musiche di Nino Rota . Il film è ambientato nel primo dopoguerra a Livorno . Angela finita in un giro di prostituzione e contrabbando s’innamora di Jack, un ufficiale americano nero . Per aiutare la ragazza a sfuggire ai suoi sfruttatori finisce nei guai e viene arrestato ; chiuso in un campo di raccolta, viene deriso dai commilitoni bianchi cui racconta del suo amore per la ragazza bianca . Riuscirà a darsi alla fuga insieme all’amata ma il loro amore “clandestino” avrà un finale melodrammatico. Trascorrono 40 anni e Un’anima divisa in due di Silvo Soldini (1993) , ci racconta ancora un amore impossibile , questa volta tra un milanese e una rom .
Annata 2008 , la Comencini esce con la commedia sentimentale “Il bianco e il nero”. Nella conferenza stampa che lancia il film , la Comencini denuncia: “nessuna marca di vestiti ha voluto sponsorizzare le scene in cui recitavano gli attori neri, ho trovato sponsor solo per gli attori italiani” . Questo parla più del film stesso , che di per sé non decolla . Racconta della passione extraconiugale di Carlo e Nadine in una Roma solo apparentemente tollerante. Con forse eccessivo manierismo , è sottolineato come il melting pot sia in realtà solo una convivenza forzata e non una reale mescolanza culturale. La reciproca diffidenza tra i bianchi e i neri è tutta nella frase del protagonista Fabio Volo :”perché non abbiamo nessun amico nero?”

L’immaturità dell’Italia in termini di integrazione va ricercata nella labile identità nazionale che ci caratterizza, come testimonia anche il successo crescente della Lega Nord. Un Paese che presenta di sé un immagine schizofrenica : da un lato l’Italia della moda e del design, dall’altro l’arretratezza civica e sociale, l’instabilità politica e il debito pubblico. Una coscienza nazionale poco salda e coesa teme l’estraneità , intravede una minaccia in qualsiasi elemento “diverso” da sé . La strumentalizzazione di queste paure fa il resto: compaiono forme di violenza, discriminazione e intolleranza sociale che hanno come presunta risoluzione nuovi Pacchetti sicurezza .

L’esperienza dell’Amore è un reale superamento di queste barriere create ad arte .

Il confine fluido della reciprocità che si ha in un rapporto amoroso non può essere sottoposto a controlli di frontiera , abitare lo spazio mentale dell’altro è un “occupazione” che sfugge alle leggi sull’immigrazione . Bertolucci nel bellissimo film L’assedio (storia tra un musicista e la sua domestica di colore) con una pellicola di 95 minuti mette in scena l’Amore come unica vera “colonizzazione”, l’assedio dell’amato, una dolce e reciproca invasione .
Silvia Lo Iacono
"Mosaici"

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