lunedì 10 agosto 2009
Coraline e la porta magica
Coraline è una bambina annoiata che, trascurata da genitori impegnati e sottratta ai suoi amici a causa di un trasloco, trascorre le sue giornate in cerca di un emozione. E le emozioni arrivano; prima in sogno e poi nella realtà, almeno in quella da lei percepita. Come la Alice di Carroll che attraverso la tana di un coniglio viene catapultata in un villaggio fantastico, cosi’ Coraline tramite una porticina nel salone esplora un mondo parallelo al suo, cui abitanti sono le figure della sua vita:genitori , amici, vicini di casa. In questo piccolo microcosmo tutto supera la Perfezione: i giardini sono rigogliosi, i genitori amorevoli, gli amici cordiali, i cibi squisiti, divertimenti e sorprese sono all’ordine del giorno. E’ l‘Eden. E’ quello che nell’immaginario collettivo tutti vorrebbero. E’ nella natura umana la tensione nel voler raggiungere la felicità che spesso si fa coincidere con qualcosa di altro rispetto a ciò che si è o ciò che si ha. Ma la ricerca è svincolata dall’esito finale: talvolta si corre dietro a costrutti aberranti e malsani. Coraline si accorge ben presto di quanto falso sia questo paradiso auto prodotto e inevitabilmente destinato a sgretolarsi (animazione Pixar formidabile) . La cultura occidentale anela alla Perfezione , il normale è mediocre, la serenità noia, malattia, povertà e bruttezza sono da allontanare. Michael Jackson ha rincorso la Perfezione fino al grottesco, fino alla sua morte che ha sepolto con lui anche aspettative e speranze della Nostra generazione . Coraline si scontra con l’assurdità delle proprie idealizzazioni che diventano abominevoli ; ha nostalgia di casa, in cui Bello e Brutto si intersecano intimamente e compongono la realtà, fatta di bei tulipani rossi ma anche di crepe nei muri delle stanze, di confusione e di silenzio , di abbracci e di distacchi. Coraline dice no ad un mondo precostruito e fantastico . Sceglie di non cucirsi i bottoni (come hanno fatto gli abitanti dell'altro mondo) e vedere con i suoi occhi . Ad un posto rassicurante in cui non può scegliere ne preferisce uno traballante in cui è libera. Il suo No sarà il varco salvifico ,non la porta magica ; nel rifiuto Coraline compie un passaggio dal bambino che riceve(prende e apprende tutto indistintamente) all’adulto che sceglie di accettare o non. C’è la ribellione che permette all’individuo di costruirsi la propria identità , interrompendo la flebo emotiva attraverso cui si alimentava. I genitori (o chi simbolicamente assume quel ruolo) vedono, provvedono e prevedono le esigenze dei figli. Così fa la sua “altra madre” perfetta che anticipa i suoi bisogni. Rifiutando tutto questo Coraline assume un ruolo diverso, non a caso lei di occuperà di “liberare” materialmente e simbolicamente i suoi veri genitori, passando dalla fase in cui chiede alla fase in cui agisce.
Anche nelle Scritture Adamo disobbedisce e passa dalla bellezza rassicurante dell’Eden alla consapevolezza imbarazzante di trovarsi nudo, non protetto ; è nella transizione scomoda e necessaria che lo farà diventare uomo , sceglie e agisce talvolta sbagliando: la sua azione ha provocato una reazione. Verrà cacciato dall’Eden provocando le ire del Padre. Coraline sarà alle prese con la furia della Grande Madre, le cui premure hanno come prezzo l’annullamento della personalità di chi le riceve . E’ la manipolazione affettiva. La Grande Madre si nutre di questo, pena il suo stesso sostentamento. Quando Coraline si sottrarrà al ricatto, Lei diventerà lentamente scheletro.
Il rifiuto di un sistema prefabbricato per la costruzione di un altro realizzato secondo gusti e bisogni propri avviene nell’adolescenza (non in termini anagrafici, ma intesa come passaggio) . Se manca la ribellione , il No magari avverrà più tardi violento e mal indirizzato (contro la polizia negli stadi, a scuola nelle forme di bullismo verso gli insegnanti) o più grottesco (la generazione dei quarantenni ancora in discoteca che negano le responsabilità relazionali) ; oppure non avverrà mai e allora subentra il nichilismo. Si lascerà entrare quello che Garimberti chiama l’"ospite inquietante", ben più pericoloso dei ratti salterine di Coraline.<
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